
Marketing e SEO per Psicologi Esuberanti
Negli ultimi anni mi sono trovato a seguire diversi psicologi e psicologhe in attività SEO e di online marketing. Ho voluto quindi creare questa guida di marketing e di SEO, rivolta proprio al mondo degli psicologi (o affini, vedremo a breve che intendo).
Se vai di fretta e non vuoi leggere, richiedimi invece una consulenza per la tua attività come psicologa o psicologo.
Faccio subito una premessa: parlo di marketing in affiancamento alla SEO, perché oggi un efficace posizionamento su Google è imprescindibile dal caldo abbraccio del marketing (per diverse ragioni, che non approfondiremo in questa sede).
“Schiaffare” parole chiave qua e là nelle pagine di un sito e “bombardarlo” di backlink è un approccio un po’ vetusto lato SEO, nella maggior parte delle nicchie (probabilmente lo sapete già, se non lo sapete, sappiatelo).
Ma tornando all’approccio di marketing e SEO per psicologi, sintetizzo qui sotto i punti essenziali, prima di approfondirli nel dettaglio:
- Lavorare sul “brand”
- Lavorare sul local
- Lavorare su un approccio multicanale
- Lavorare (bene) sul Blog
- Non disdegnare gli aggregatori
- Non temere l’advertising
- “Diventare coach”
- Non aver paura del “vil denaro”
Lavorare sul “brand”
Con brand si intende sull’autorevolezza del proprio nome e cognome (a meno che non si gestisca uno studio o entità terza).
Come si fa a lavorare sull’autorevolezza del proprio nome?
Con la visibilità, unita ovviamente alla qualità dei contenuti. E qui si viene alla nota dolente. Molti professionisti “preferiscono” non apparire, per svariati motivi.
Individuiamone 2 tra i principali (e per niente banali):
- Si “vergognano” (soprattutto apparire in video, è uno scoglio per molti professionisti).
- Si vergognano del marketing: per motivi culturali, a mio avviso sbagliati, molti professionisti tendono a giudicare poco “professionale” spingere nella vendita dei propri servizi con un approccio di marketing.
Chiariamo subito un punto: fare marketing non significa strombazzare claim eccessivi o dichiarazioni fuori da ogni logica o, peggio ancora, “fregare” o manipolare il prossimo.
Muovendo dalle capacità e dalla volontà di offrire al mercato un servizio richiesto e di qualità, fare marketing significa semplicemente farsi trovare dagli utenti potenzialmente interessati al nostro servizio e indurli ad acquistarlo.
Non c’è trucco non c’è inganno. Risolviamo un problema o un bisogno a qualcuno in cambio di denaro.
Lavorare sulla visibilità e l’autorevolezza del proprio nome come psicologo o psicologa significa innanzitutto essere presenti e farsi notare in più canali possibile nel vasto mondo dell’online.
La visibilità deve ovviamente passare per la creazione di contenuti di qualità e utili agli utenti. Ma non qualità e valore fini a sé stessi (lasciate stare l’idea di offrire “tutto gratis” o creare community, con l’idea che in un secondo momento si verrà ricompensati per grazia divina).
Il contenuto di valore per l’utente deve essere finalizzato alla vendita del servizio specifico (e non c’è nulla di sbagliato in questo).
Facciamo un esempio per chiarire il tutto. YouTube rappresenta a oggi un canale molto potente, soprattutto sul versante “educativo” dei potenziali clienti.
Io come psicologo ho il mio canale dove, ipotizziamo, produco una serie di video su come affrontare l’ansia post-Covid (è giusto un esempio, non incartiamoci sulla problematica).
All’interno di questi video, che offrono consigli utili, dunque del valore, il mio scopo è vendere la consulenza psicologica. Ma devo farlo presente durante il video e in tutti gli spazi e gli strumenti che il canale mi offre.
Non c’è nulla di sbagliato in questo (ribadiamolo). Posso risolvere un problema, attiro il potenziale utente fornendo del valore, lo converto grazie anche al video (dove deve emergere, ovviamente, l’autorevolezza del professionista).
In definitiva, lavorare sul proprio brand è quello che fa davvero la differenza (potreste fermarvi qui nell’articolo). Tutte le altre best practice che vedremo oltre sono più facilmente “replicabili”.
Costruire invece autorevolezza, notorietà e visibilità nella vostra nicchia di riferimento (tra l’altro, specializzarsi su una branca specifica dei servizi psicologici può essere un ulteriore valore aggiunto) è ciò che vi farà avere successo come professionisti.
Lavorare sul local
Eccoci a una parte più verticale lato SEO. Come psicologi avrete probabilmente una sede specifica all’interno dello spazio (operate ad esempio in una città come Roma, Milano, o Abbiategrasso).
Il mondo iperconnesso di oggi vi consente in realtà di offrire i vostri servizi anche a distanza (e secondo me andrebbe fatto).
Una base di clientela locale è comunque importante, soprattutto per impostare consulenze e terapie face to face (e, in particolare, all’inizio del vostro percorso come liberi professionisti).
Come lavoriamo sul local?
Per sintetizzare, attraverso soprattutto 4 approcci:
- Posizionamento SEO local: lavorare per ottimizzare e posizionare lato SEO il proprio sito web per le keyword specifiche. Ad esempio, “psicologo Abbiategrasso”, o anche ristrette al quartiere, se si vive in una grossa città (ad esempio “psicologo roma prati”).
- Google My Business: ottimizzare con cura e nel dettaglio la scheda Google My Business (uno step davvero essenziale e obbligato per tutti i professionisti con base locale di attività).
- Valutare la presenza su alcuni aggregatori (lo vedremo oltre nell’articolo)
- Valutare la presenza in specifici gruppi social (soprattutto Facebook, al momento in cui scrivo) relativi alla propria città o quartiere, dove all’occorrenza, con metodo e professionalità, si possono proporre i propri servizi (senza “spammare” ovviamente).
Lavorare su un approccio multicanale
Ricollegandomi a quanto detto sopra, l’autorevolezza passa per la visibilità e dunque passa per il “presidiare” più canali possibile. Questo non significa che bisogna registrarsi e popolare tutte le piattaforme.
Ne indico sotto alcune, per chi miri a essere una/uno psicologa/psicologo esuberante:
- Sito web e blog: (quest’ultimo, ben ragionato, può essere un’arma molto potente.
- YouTube: è l’equivalente video del blog (i contenuti possono rimanere per sempre in piattaforma e diventare dei veri asset per la ricerca organica).
- Google My Business: abbiamo visto come è essenziale per la presenza local del professionista.
- Facebook: in declino, sotto vari punti di vista, ma ancora importante.
A questi canali possiamo aggiungere Instagram, a seconda del tipo di servizio e approccio (se magari siete anche dei coach, può risultare uno strumento utile).
Lavorare con il Blog
Qui scendiamo prepotenti nel campo strettamente SEO. Per farla breve, lavorare bene con il blog significa:
- Non fossilizzarsi sulle parole chiave (intese come meri volumi di ricerca).
- Analizzare con cura gli intenti di ricerca.
- Selezionare contenuti che, anche se mantengono un taglio informativo, sono “convertibili” in servizi e dunque monetizzabili.
- Evitare di pubblicare contenuti per il solo fine di “creare valore” gratis (creiamolo invece funzionale alla conversione).
- Essere costanti nelle pubblicazioni e tenere sempre le orecchie aperte verso i trend di settore.
Non disdegnare gli aggregatori
Gli aggregatori nel mondo SEO sono da sempre uno spauracchio.
Se non possiamo sconfiggerli, meglio unirci a loro (diceva il saggio).
Battute a parte, essere presenti e curare il proprio profilo sui principali aggregatori (non voglio fare nomi, ma li trovate facilmente digitando su Google “psicologo + la vostra città”), può essere un tassello in più nella strategia di marketing.
Selezioniamo in questo caso i migliori e non escludiamo a priori di pagare, qualora ciò, soprattutto all’inizio del nostro percorso da liberi professionisti, può tradursi nel trovare i primi “clienti”.
Non temere l’advertising
Magari non da subito, ma quando si comincia a macinare lavoro, all’attività da organico si può iniziare a ragionare se affiancare campagne sponsorizzate sia su Google ADS che sui social.
L’argomento è troppo ampio per vederlo in dettaglio in questo articolo. Oggi, comunque, i costi dell’advertising sono piuttosto alti e diventa quindi essenziale approcciare le campagne seguendo le seguenti 2 direttive:
- Essere molto verticali e precisi nel target e nel tipo di servizio delle campagne (dobbiamo risolvere un problema specifico, a un pubblico non troppo ampio e indifferenziato).
- Dovremmo avere dei margini alti rispetto al servizio che portiamo a mercato (altrimenti le campagne e le tasse rischiano di mangiarsi gli utili).
Diventare coach
Questo paragrafo farà storcere il naso a tanti psicologi iscritti all’albo e pluridecorati, ma lasciatemi spiegare.
Senza stare a vedere i dettagli, l’idea di coaching è nata nel mondo dello sport, per poi espandersi anche ad altre aree del benessere e della crescita delle persone. Si tratta di un’area ancora poco definita e normata.
Oggi, soprattutto in Italia, dove abbiamo una fantastica tendenza a prendere quello che arriva dagli states e trasformarlo in “fuffa” (basti pensare al mondo delle startup), il concetto di coaching è diventato un po’ fumoso e associato spesso ai “ciarlatani” del web.
In realtà, proprio chi ha una formazione come psicologo/psicologa dispone degli strumenti ideali per aiutare le persone in diversi ambiti (lavorativo, emotivo-affettivo, organizzativo, di crescita personale, ecc.).
Il “leggendario” self-help di matrice statunitense per farla breve. Posta in tal modo, non sembra poi così distante la via che separa uno psicologo e un coach.
Affiancare il concetto di coaching ai propri servizi “tradizionali” di natura psicologica, è anche un modo per sfruttare in modo più incisivo le strategie e le tattiche dell’attuale mercato dell’online. Restano fermi i concetti espressi sopra: noi non vendiamo fumo, né freghiamo nessuno.
Non aver paura del “vil denaro”
Concludiamo con un aspetto che in parte abbiamo già accennato. Molti psicologi o psicologhe si sentono quasi “in colpa” a spingere lato marketing i loro servizi.
Si tratta di un aspetto che non riguarda solo questo tipo di professionisti e che forse la natura di “aiuto medico” dei servizi psicologici, rende ancora più accentuato.
Si tratta però anche di un paradigma psicologico (perdonatemi la lezione di psicologia). Non siamo una onlus, ma dei professionisti, che abbiamo studiato e ci siamo formati per lavorare al meglio nell’offerta dei nostri servizi.
Spingere lato marketing qualcosa che sappiamo fare bene e può aiutare il nostro bacino di utenza è, in definitiva, non solo legittimo, ma anche doveroso. Solo così possiamo diventare dei professionisti realizzati e autorevoli.
Se hai letto fin qui, probabilmente hai già tanto materiale per ragionare su come diventare una psicologa o uno psicologo esuberante. Se invece ti serve aiuto lato SEO e marketing, contattami per una consulenza!